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domenica 9 gennaio 2011

L'invenzione del Microscopio Ottico


Il primo microscopio fu costruito nel 1590 nella città olandese di Midelburg in una bottega di fabbricanti di occhiali. Zacharias Janssen (1580-1638) ed il figlio Hans misero insieme due lenti all’interno di un tubo e con quel rudimentale strumento, in grado di ingrandimento di circa dieci volte la dimensione reale, poterono osservare strutture non visibili ad occhio nudo.




All’inizio del XVII secolo, anche Galileo Galilei, padre della scienza moderna, costruì un
microscopio.
Questa è la lettera che Galileo inviò nel 1624 all’amico Federico Cesi:
"Invio a Vostra Eccelleza un occhialino per vedere da vicino le cose piccole. Deve essere usato all'aria aperta molto serena. Con questo occhialino ho osservato moltissimi animali: la pulce, la zanzara e la tignola e ho visto come fanno le mosche a camminare attaccate agli specchi. Vostra Eccellenza potrà così osservare mille e mille meraviglie della natura."
Fu il medico Giovanni Faber a battezzare, nel 1625, lo strumento, detto “occhialino di Galilei”, con il nome di microscopio.



Padre vero e proprio del microscopio è considerato, però, l'olandese Antoni van Leeuwenhoek (1632-1723).
Antoni viveva a Delft, in Olanda, dove possedeva un negozio di abiti e mercerie e non aveva certo problemi economici, per cui poteva dedicarsi al suo hobby preferito: costruire microscopi.
I suoi microscopi erano i migliori dell'epoca, consentivano di ingrandire un oggetto più di 270 volte, una prestazione strepitosa a quel tempo! Malgrado non scrivesse articoli né libri sulle sue ricerche, il lavoro di questo scienziato ricco di spirito di osservazione e precisione matematica, fu apprezzato in molti paese d’Europa, soprattutto in Inghilterra dove la più importante accademia scientifica del tempo: la Royal Society di Londra, pubblicò alcune sue ricerche, tratte dalle lettere che Antoni spedì all’associazione londinese.

Con i suoi microscopi (ne costruì circa 200) Antoni osservava tutto quello che gli capitava sotto mano e fu così che, senza volerlo, scoprì un mondo fino allora del tutto sconosciuto: quello dei PROTISTI, minuscoli esseri viventi UNICELLULARI da lui chiamati “little animals”, descritti, con dovizia di particolari, nelle lettere inviate alla Royal Society.
In una lettera datata 25 dicembre 1702, descrisse molti protisti tra cui la Vorticella.



Antoni voleva capire perché il pepe ha un sapore piccante, mise ad ammorbidire in acqua alcuni grani di pepe e dopo qualche settimana si accinse a osservare al microscopio il liquido dell'infuso ottenuto.
Il suo stupore fu veramente grande, egli scrisse: «Vi ho visto dentro un numero incredibile di animaletti, di diversi tipi», erano i primi protisti che occhio umano avesse mai visto.
Guardando al suo microscopio la patina bianca depositata sui suoi denti, vide «animali più numerosi di tutta la popolazione dei Paesi Bassi», aveva visto i batteri della placca dentaria. Nella società del tempo, si faceva a gara per guardare le microscopiche creature.
«Molte signore perbene», scriveva Antoni, «vengono a casa mia per vedere i piccoli vermi dell'aceto, e alcune restano così disgustate che giurano di non usare più aceto in vita loro. Che farebbero se sapessero che ci sono più esseri viventi nella loro bocca che in tutto il Regno d'Olanda?». Antoni fece numerose altre scoperte e perfezionò talmente il microscopio che i suoi strumenti e le sue osservazioni non ebbero uguali per più di un secolo e mezzo.
Il curioso commerciante olandese aveva aperto l'era della MICROBIOLOGIA, ovvero della scienza che studia gli organismi microscopici.

Quasi contemporaneamente a Leeuwenhoek, in Inghilterra compie i suoi studi Robert Hooke.
Robert Hooke (1635-1703) fu uno scienziato i cui interessi spaziarono in tutti i campi della scienza e della tecnica, e fu tra i più grandi sperimentatori del XVII secolo.
Fu ammesso a soli 28 anni alla Royal Society come responsabile del laboratorio. Ideò un microscopi migliore di quello costruito da Leeuwenhoek
Dalle osservazioni trasse e pubblicò 32 splendidi disegni di insetti raccolti nell'opera Micrographia pubblicata nel 1665, che fu un vero e proprio best-seller dell'epoca e venne usato fino all’Ottocento.
Osservando al microscopio fettine sottili di sughero aveva notato minuscole cavità che chiamò cellule, termine che usiamo ancora oggi.
Oggi sappiamo che ciò che ossevò Hooke al microscopio è la pareti cellulare delle cellule morte del sughero.
La descrizione che fece della sezione di sughero occupa una posizione così importante nella storia della scienza che è interessante sapere cosa egli disse:
“Ho preso un bel pezzo di sughero e con un coltellino ben affilato ho tagliato una sottilissima fetta, in modo da lasciare la superficie ben liscia; quindi, esaminandola attentamente al microscopio, osservai che il sughero era formato da cellette irregolari che assomigliavano a un favo di api.”
Hooke è il primo a descrivere le cellule, senza tuttavia coglierne il significato come unità strutturale di tutti gli esseri viventi.



Grazie a questo strumento straordinario le cellule, osservate per la prima volta da Hooke, verranno riconosciute nella prima metà dell’Ottocento come gli elementi fondamentali della materia vivente.

Da allora in numerosi paesi europei e negli Stati Uniti partirono produzioni di microscopi più o meno sofisticate fino a raggiungere degli ingrandimenti che al giorno d'oggi raggiungono 1500 volte.

Si doveva arrivare all'invenzione del microscopio elettronico nel 1930 in Germania per arrivare a incredibili ingrandimenti: fino ad un milione di volte con i moderni microscopi elettronici!
Oggi il microscopio è uno strumento insostituibile in laboratorio, ed è diventato il simbolo stesso della ricerca scientifica.