Aritotele |
Galileo Galilei |
Galileo era convinto che in caso di
caduta libera da una stessa altezza due pietre di peso diverso dovevano
impiegare lo stesso tempo per raggiungere il suolo. Aristotele però aveva detto
che gli oggetti pesanti cadono più rapidamente di quelli leggeri. Chi aveva
ragione?
Per stabilirlo ci voleva un esperimento. Secondo la leggenda, Galileo lasciò cadere dalla torre pendente di Pisa due sfere, una di legno e una, molto più pesante, di ferro: gli spettatori increduli poterono verificare che le due sfere toccavano terra nello stesso istante. Dunque tutti gli oggetti in caduta libera, qualunque sia il loro peso, raggiungono il suolo nello stesso istante di tempo.
Per stabilirlo ci voleva un esperimento. Secondo la leggenda, Galileo lasciò cadere dalla torre pendente di Pisa due sfere, una di legno e una, molto più pesante, di ferro: gli spettatori increduli poterono verificare che le due sfere toccavano terra nello stesso istante. Dunque tutti gli oggetti in caduta libera, qualunque sia il loro peso, raggiungono il suolo nello stesso istante di tempo.
Se si lascia cadere a terra un martello e
una piuma, si osserva che il martello arriverà al suolo prima. Ma questo
avviene soltanto perché la piuma risente maggiormente della resistenza
dell’aria che incontra durante la caduta. Si dimostra sperimentalmente che nel
vuoto, cioè in assenza d’aria, i due oggetti raggiungono il suolo insieme.
Nel 1609 Galileo venne a sapere
dell’invenzione di uno strumento che permetteva di vedere ravvicinati oggetti
anche molto lontani. Riuscì a costruire un cannocchiale e lo usò per osservare
la Luna, il Sole, i pianeti e le stelle.
All’epoca di Galileo si sosteneva che
tutto l’universo ruotava intorno alla Terra e tutti i corpi celesti (stelle e
pianeti) avevano forma sferica e non potevano avere irregolarità (TEORIA GEOCENTRICA O TOLEMAICA).
Disegno di Galileo che mostra la superficie lunare |
Niccolò Copernico 1473-1543 |
Verso la fine del 1609, mentre concludeva le sue osservazioni della Luna al cannocchiale, Galileo notò quattro "stelline" vicine al pianeta Giove. Dopo averle osservate per diverse settimane, nel gennaio del 1610, Galileo giunse alla conclusione che non si trattava di stelle, ma di quattro "lune" che ruotano attorno a Giove, come la Luna attorno alla Terra. Era una scoperta rivoluzionaria, perché dimostrava che non tutti i corpi celesti ruotano intorno alla Terra. Galileo chiamò questi satelliti pianeti medicei, in omaggio al Granduca di Toscana Cosimo de’ Medici.
Sebbene l'osservazione diretta del Sole
sia molto pericolosa Galileo cominciò subito a studiare la superficie solare
utilizzando lenti oscurate e studiò le macchie solari. Il fatto che il Sole
presentasse delle irregolarità sulla sua superficie e che il suo aspetto
variasse nel tempo, era anch'esso una prova a sfavore della teoria geocentrica.
L’osservazione di Saturno al telescopio costituirono una vera sorpresa, il suo
strumento non era abbastanza potente per distinguere gli anelli, ed essi gli
apparirono come dei rigonfiamenti laterali del pianeta. Nel 1610 pubblicò i risultati di queste
osservazioni nel volumetto illustrato SIDEREUS
NUNCIUS («Il messaggero delle stelle»). Le scoperte astronomiche di
Galileo lo resero famoso, ma gli procurarono anche molti guai.
E quando Galileo sostenne la teoria di Copernico, sulla base delle nuove osservazioni fatte con il cannocchiale, finì sotto processo. Il 22 giugno 1633 davanti al tribunale della Santa Inquisizione Galileo dovette ABIURARE, cioè rinnegare tutte le affermazioni precedenti, dichiarando di credere invece alla dottrina della Chiesa. Ebbe così salva la vita ma fu mandato al confino in una villa di ARCETRI, vicino a Firenze. Qui passò i suoi ultimi anni e morì nel 1642.